giovedì 22 novembre 2007

Il buongiorno


(A favore di un rendiconto tecnico dell’accaduto, trascuro la narrazione delle ripercussioni psico-fisiche sulla sottoscritta)

Stamattina mi sveglio, inforco il pantofolone da combattimento, e faccio per dirigermi in cucina.
Varcata la soglia della mia stanza avverto un rumore anomalo, come uno scartocciare di caramella amplificato.
Rilevare un dato del genere a casa mia, dove tra gli inquilini si registra il tasso di distrazione più alto d’ Europa, può riservare sorprese inquietanti. Ne ho consapevolezza, e procedo guardinga, aspettandomi un piccolo rogo, un volatile che scorrazza nel soggiorno, uno sconosciuto davanti agli occhi.
Rien de tout ca. Trattasi quest’oggi di allagamento da rubinetto lasciato aperto a regime di massimo scorrimento in lavandino semi-otturato. Ciak-ciak, ci sono dentro.
Si è allagata mezza casa, e non è finzione letteraria. E’ stato mio padre.
Il soggetto in questione non possiede i rudimenti basilari dell’economia domestica, e vive in questo appartamento allo stato brado. Si è distinto per negligenze ancora più nefande, e non mi meraviglio più di tanto.
In più, da noi è sempre stato abbastanza in voga lasciare rubinetti aperti. Forse potrei aggiungere sul mio curriculum in formato europeo, alla voce “capacità e competenze tecniche”, “specializzata nel tirar su ettolitri di acqua dai pavimenti”.
Ordunque, mi tocca operare. Il problema si presenta abbastanza esteso, in quanto l’inondazione ha toccato più ambienti: prima saletta e ingresso studio, seconda saletta per intero e metà soggiorno, metà cucina e bagno di servizio (origine della calamità) per intero.
Procedo per fasi.
- Fase 1: slancio superomistico
Conosco il nemico, so come contrastarlo. Possiedo la tecnica. Anzi di più, la possiedo e me ne sono liberata. Non sarà un viscido allagamento mattutino a rovinarmi la giornata. Lago, mi fai ridere. Ti desertificherò. Tiro fuori il mio primo asso dalla manica. Il mocho. Così non mi bagno le mani, non sono costretta a chinarmi di continuo. Sì sì, ho anche un mocho nuovo. Lo sbusto, il ciuffolone è pronto per la missione. Gonfio, tronfio, tentacolare e assorbente, con avvitatura universale. Gliela faccio vedere io.
- Fase 2: presa di coscienza
Il mocho non funziona. Le casalinghe professioniste non lo usano mai, dovrei saperlo. E’ il caso che passi al panno, il pannone giallo in microfibra, tutto da strizzare, gioiosamente. Questa sì che è un’altra cosa, ora sì… tanto col mocho ho già raccolto qualcosina… ora sarà facile… una passata e si vede già la differenza, dai…. Una passata e si aprono le acque, un attimo dopo si richiudono. Flash biblici. Sono disperata.
- Fase 3: crisi
Ma non ho alzato niente? E scopro anfratti ristagnanti, infiltrazioni chirurgiche, rigonfiamenti delle porte, batuffoli di polvere e capelli trasportati dalla corrente.
- Fase 4: fantasie alternative allucinatorie
Un aggeggio che lava, asciuga, e aspira i liquidi, pubblicizzato anni fa su emittenti private (memorabile il passaggio sulla suzione uova spiaccicate dai pavimenti); il carrello multifunzione utilizzato dagli inservienti negli ospedali, con una speciale morsa che strizza anche il panno; gettare tutti gli asciugamani che ho a casa a terra e poi buttarli; aprire tutte le finestre, uscire e tornare direttamente stasera; convogliare mediante spazzolone tutto su di un balcone; ospitare un branco di cani assetati.
- Fase 5: qualcosa sta cambiando
In alcune aree sono visibili reticoli di globuli acquosi, microvenature asciutte.
- Fase 6: ancora mocho
Soccorrimi ancora, scusa se ti ho denigrato. Supportami nelle zone calde, sono rimaste le roccaforti. Ora puoi esprimerti al meglio.
- Fase 7: seconda crisi
Tre secchi pieni d’acqua, due pezzone zuppe e il mocho da spulciare.
- Fase 8: sprint
Lavo e strizzo all’inverosimile i due panni, imprimo la sferzata incisiva.
- Fase 9: qualcosa è cambiato
Genero correnti, lascio riposare il tutto, vado a fare colazione.
- Fase 10: “sbarazzo”
Ripongo gi attrezzi in surplus, ispeziono gli anfratti, rivado di panno asciutto e pulito.
- Fase 11: donna di casa
Questa l’ho omessa, ma con consapevolezza. Constava di una passata generale, onnicomprensiva, con annessa detersione. Una lavata distensiva, che mi avrebbe riportata in comunione col pavimento, con le acque, con mio padre, con me stessa. Una purificazione.
Beh, non c’è stata. In compenso, c’è stata una bella doccia rilassante.
Gelida, perché l’acqua lasciata scorrere da papà era calda.

6 commenti:

Fabio ha detto...

Mentre tu ramazzavi e asciugavi, asciugavi e ramazzavi...io mangiavo un cornetto crema e amarena...o era una prussiana?? Fabio

India ha detto...

Stai sempre a magnà!I.

Anonimo ha detto...

ehehehehe!!!!! La cosa più bella è immaginarti piegata in due come Cenerentola!!!!! eheheheh

India ha detto...

...ma perchè infierite...a 'nfami!

N. ha detto...

iridella mi hai fatto scompisciare dalle risate..è veramente troppo bello!! si 'na cosa grande

India ha detto...

benvenuta N., ma grassie!
Ho capito subito che eri tu!