mercoledì 11 febbraio 2009

Condivido vivo e trascrivo

"Eccoti alfine maturo! Prima di ieri tu non sapevi che la tua anima fosse giunta a tanta maturità e a tanta pienezza. La felice rivelazione viene dal bisogno che provi, subitaneo, di versare la tua dovizia, di spanderla, di prodigarla senza misura. Tu ti senti inesauribile, capace di prodigare mille esistenze.
E' ben questo il premio dei tuoi assidui sforzi:- ora tu possiedi l'impetuosa profondità delle terre profondamente lavorate. Goditi dunque la primavera; rimani aperto a tutti i soffi, lasciati penetrare da tutti i suoi germi; accogli l'ignoto e l'impreveduto e quanto altro ti recherà l'evento; abolisci ogni divieto. Omai il tuo primo compito è fornito.
La tua natura, che tu hai resa integra e intensa, ti sia sacra. Rispetta i minimi moti del tuo pensiero e del tuo sentimento perchè ella sola li produce. Già che ella ti appartiene tutta quanta, ora tu puoi abbandonarti a lei e gioirne senza limiti. Tutto, ora, ti è permesso: pur quello che odiasti e disprezzasti in altrui: perocchè tutto diventi nobile passando a traverso la sincerità della fiamma.
Non temere d'esser pietoso, tu che sei forte e che sai imporre il tuo dominio e il tuo castigo.
Non avere onta delle tue inquietudini e dei tuoi languori, tu che ti sei fatta una volontà di tempra dura come le spade battute a freddo.
Non respingere la dolcezza che t'invade, l'illusione che ti avvolge, la melanconia che ti attira, tutte le cose nuove e indefinibili che oggi tentano la tua anima attonita.
Esse non sono se non le vaghe forme del vapore che si sviluppa dalla vita fermentate nella profondità della tua anima ferace.
Accoglile dunque senza sospetto, poiche non ti sono estranee nè ti diminuiscono nè ti corrompono. Ti appariranno domani come le prime annunziatrici velate di una natività che è nei tuoi voti."
G. D'Annunzio, Le vergini delle rocce, libro secondo.