martedì 27 novembre 2007

News

Alcune notizie destabilizzano, provocano vertigini.
E’ il caso che vi sediate.

Il ragioniere ha lasciato dopo 28 anni sua moglie.
Il ragioniere è iscritto a un club di single.
Il ragioniere ha comprato una mansardina e vive da solo.
Il ragioniere va a ballare e recita a livello amatoriale.
Il ragioniere ha un’ amica (“ma non un’amica sola… qualche amica”).

E io che lo definivo un tipo asettico.

Come ho saputo queste cose?
Classica manovra firmata papà, che per non pagare ha dirottato sul personale l'incontro del lunedì.

venerdì 23 novembre 2007

No title

Con in mano un pezzo di carta e la mia biro extra-size, alla fermata della metropolitana. Seduta all'estrema sinistra della panchina, per evitare di dover fare spazio. Annoiata finanche di osservare le persone. Lieve mal di testa di cui è difficile prevedere gli sviluppi... regressione o recrudescenza?
Re minore, mi auguro.

giovedì 22 novembre 2007

Il buongiorno


(A favore di un rendiconto tecnico dell’accaduto, trascuro la narrazione delle ripercussioni psico-fisiche sulla sottoscritta)

Stamattina mi sveglio, inforco il pantofolone da combattimento, e faccio per dirigermi in cucina.
Varcata la soglia della mia stanza avverto un rumore anomalo, come uno scartocciare di caramella amplificato.
Rilevare un dato del genere a casa mia, dove tra gli inquilini si registra il tasso di distrazione più alto d’ Europa, può riservare sorprese inquietanti. Ne ho consapevolezza, e procedo guardinga, aspettandomi un piccolo rogo, un volatile che scorrazza nel soggiorno, uno sconosciuto davanti agli occhi.
Rien de tout ca. Trattasi quest’oggi di allagamento da rubinetto lasciato aperto a regime di massimo scorrimento in lavandino semi-otturato. Ciak-ciak, ci sono dentro.
Si è allagata mezza casa, e non è finzione letteraria. E’ stato mio padre.
Il soggetto in questione non possiede i rudimenti basilari dell’economia domestica, e vive in questo appartamento allo stato brado. Si è distinto per negligenze ancora più nefande, e non mi meraviglio più di tanto.
In più, da noi è sempre stato abbastanza in voga lasciare rubinetti aperti. Forse potrei aggiungere sul mio curriculum in formato europeo, alla voce “capacità e competenze tecniche”, “specializzata nel tirar su ettolitri di acqua dai pavimenti”.
Ordunque, mi tocca operare. Il problema si presenta abbastanza esteso, in quanto l’inondazione ha toccato più ambienti: prima saletta e ingresso studio, seconda saletta per intero e metà soggiorno, metà cucina e bagno di servizio (origine della calamità) per intero.
Procedo per fasi.
- Fase 1: slancio superomistico
Conosco il nemico, so come contrastarlo. Possiedo la tecnica. Anzi di più, la possiedo e me ne sono liberata. Non sarà un viscido allagamento mattutino a rovinarmi la giornata. Lago, mi fai ridere. Ti desertificherò. Tiro fuori il mio primo asso dalla manica. Il mocho. Così non mi bagno le mani, non sono costretta a chinarmi di continuo. Sì sì, ho anche un mocho nuovo. Lo sbusto, il ciuffolone è pronto per la missione. Gonfio, tronfio, tentacolare e assorbente, con avvitatura universale. Gliela faccio vedere io.
- Fase 2: presa di coscienza
Il mocho non funziona. Le casalinghe professioniste non lo usano mai, dovrei saperlo. E’ il caso che passi al panno, il pannone giallo in microfibra, tutto da strizzare, gioiosamente. Questa sì che è un’altra cosa, ora sì… tanto col mocho ho già raccolto qualcosina… ora sarà facile… una passata e si vede già la differenza, dai…. Una passata e si aprono le acque, un attimo dopo si richiudono. Flash biblici. Sono disperata.
- Fase 3: crisi
Ma non ho alzato niente? E scopro anfratti ristagnanti, infiltrazioni chirurgiche, rigonfiamenti delle porte, batuffoli di polvere e capelli trasportati dalla corrente.
- Fase 4: fantasie alternative allucinatorie
Un aggeggio che lava, asciuga, e aspira i liquidi, pubblicizzato anni fa su emittenti private (memorabile il passaggio sulla suzione uova spiaccicate dai pavimenti); il carrello multifunzione utilizzato dagli inservienti negli ospedali, con una speciale morsa che strizza anche il panno; gettare tutti gli asciugamani che ho a casa a terra e poi buttarli; aprire tutte le finestre, uscire e tornare direttamente stasera; convogliare mediante spazzolone tutto su di un balcone; ospitare un branco di cani assetati.
- Fase 5: qualcosa sta cambiando
In alcune aree sono visibili reticoli di globuli acquosi, microvenature asciutte.
- Fase 6: ancora mocho
Soccorrimi ancora, scusa se ti ho denigrato. Supportami nelle zone calde, sono rimaste le roccaforti. Ora puoi esprimerti al meglio.
- Fase 7: seconda crisi
Tre secchi pieni d’acqua, due pezzone zuppe e il mocho da spulciare.
- Fase 8: sprint
Lavo e strizzo all’inverosimile i due panni, imprimo la sferzata incisiva.
- Fase 9: qualcosa è cambiato
Genero correnti, lascio riposare il tutto, vado a fare colazione.
- Fase 10: “sbarazzo”
Ripongo gi attrezzi in surplus, ispeziono gli anfratti, rivado di panno asciutto e pulito.
- Fase 11: donna di casa
Questa l’ho omessa, ma con consapevolezza. Constava di una passata generale, onnicomprensiva, con annessa detersione. Una lavata distensiva, che mi avrebbe riportata in comunione col pavimento, con le acque, con mio padre, con me stessa. Una purificazione.
Beh, non c’è stata. In compenso, c’è stata una bella doccia rilassante.
Gelida, perché l’acqua lasciata scorrere da papà era calda.

sabato 17 novembre 2007

A rebours


"La vita dovrebbe essere vissuta al contrario. Tanto per cominciare si dovrebbe iniziare morendo, così, trìcchete e tràcchete, il trauma è bello che superato. Quindi ti svegli in un letto di ospedale e apprezzi il fatto che vai migliorando giorno dopo giorno. Poi ti dimettono perchè stai bene, e la prima cosa che fai è andare in posta a ritirare la tua pensione e te la godi al meglio. Col passare del tempo le tue forze aumentano, il tuo fisico migliora e le rughe scompaiono. Poi inizi a lavorare, e il primo giorno ti regalano un orologio d' oro. Lavori quarant' anni finchè non sei così giovane da sfruttare adeguatamente il ritiro dalla vita lavorativa. Quindi vai di festino in festino, bevi, giochi, fai sesso e ti prepari per iniziare a studiare. Poi inizi la scuola, giochi con gli amici, senza alcun tipo di obblighi e responsabilità, finche non sei bebè. Quando sei sufficientemente piccolo, ti infili in un posto che ormai dovresti conoscere molto bene. Gli ultimi nove mesi te li passi fluttuando tranquillo e sereno, in un posto riscaldato con room service e tanto affetto, senza che nessuno ti rompa i coglioni. E alla fine, abbandoni questo mondo in un orgasmo." Woody Allen.

martedì 13 novembre 2007

Il ragioniere



(Scritto ieri)

“Dlin dlon”
“Chi è?”
“Il ragioniere”
No, caxxo, il ragioniere no, meglio qualcuno con una falce…
E sì, oggi è lunedì, sono le 18 e 08 e l’aria è pesante. E’ il tipico pomeriggio in cui ti può far capolino un ragioniere dallo spioncino.
Il ragioniere è l’amministratore del mio parco, ferreo detentore del titolo da ormai sei anni, dopo una triste catena di carriere bruciate troppo presto. Il suo giorno è il lunedì, the accountancies’s day. Poiché è un giorno faticoso ha pensato bene di autoprescriversi a noi parchensi come suppostina rivitalizzante di inizio settimana. Una posologia tattica, da ragioniere.
Può stupirti quando suona alla porta, ma in realtà il suo arrivo, oltre che dalla ciclicità, è annunciato da presagi evidenti, riconoscibilissimi.
Già da domenica sera qualcosa cambia. L’entità sovraindividuale e sovracondominiale Parco, maschile nel genere ma femminilissima in umori e mutamenti, viene investita da una sorta di sindrome premestruale. Genera sopra i nostri tetti una coltre spessa, gonfia, carica di risentimenti, avversioni oblique tra pianerottoli, propositi di vendetta, imbastiture di complotti.
Tutto pronto a defluire nell’arrivo del ragioniere, con una mestruazione divisa in due fasi.
Prima la riunione condominiale, poi la capillare operazione da Gestapo di riscossione quote, interno per interno.
Non ho mai preso parte a una riunione, vivaddio, ma dal mio numero 6 avverto le vibrazioni negative che essa sa sprigionare, anche attraverso gli infissi serrati. Se poi esco risento di un altro noiosissimo effetto collaterale, il linciaggio silente da passaggio coatto. Per quanto cammini periferica, distratta, accelerata, col bavero alzato, so già che dal seminterrato sede di trattative mi hanno vista, e mi stanno già gettando addosso delle colpe. Tutti.
Io comunque il ragioniere, come modesta inquilina, lo conosco solo nel suo secondo incarico, quella che si svolge ad personam.
In quei momenti ti trovi al cospetto di un figurino compito, netto nei contorni, senza sbavature, misurato nelle parole e nei gesti. Diplomatico, automatico, asettico. Non beve, non mangia, non fuma, se pretendi di ammansirlo con qualche genere di conforto ti rendi conto subito di stare sulla strada sbagliata.
Ha bisogno di un appoggio, e lo reclama a una media di 8-9 secondi dai convenevoli. Deve entrare in casa, e avere un tavolo possibilmente sgombro e pulito, altrimenti manifesta espressioni di disappunto.
Nella sua rarissima cartellina Buffetti fuori misura ha tutto, tutto ciò che serve a romperti i maroni di lunedì pomeriggio. In un attimo tira fuori la tua anamnesi condominiale, fatta di arretrati, conguagli, saldi, amenità varie.
Oggi ha cercato i miei bollettini nel suo dossier nero, scorso un po’ di cognomi con indice da ragioniere insalivato e poi estratto il corposo blocchetto che mi riguarda.
Calcolatore cinese alla mano, la mia situazione si è rilevata abbastanza seria, seria ma non grave. Un arretrato di euro 251, per servirla.
“Ragioniere io sensibilizzo mio padre, magari passi lunedì prossimo”.
Lunedì prossimo non ci saremo.

Bingo (!)

Costernata dalla noia pomeridiana domenicale, mia nonna (notoriamente insofferente a somministrazioni prolungate di interni domestici) decide di andare, dopo tre anni di assenza, al Bingo, e che io l’accompagni.
Arrivate in auto presso la struttura Bingo ci accorgiamo che la struttura Bingo non c’è più. O meglio c’è, ma non si binga più. Decidiamo allora di chiedere lumi al giovane parcheggiatore indovino della struttura nonsocchè, attigua.
“Scusa…”
“Si è trasferito”
“Ah, ecco…”
“…dovete andare al Bingo, vero?”
“Eh sì…”
“L’avevo capito, ce l’avete scritto in fronte che dovete andare al Bingo!”
“Ma guarda che noi non andiamo mai…”
“Sì, sì, dicono tutti così!”
“…”

sabato 10 novembre 2007

Un brano

Entrai in casa, ovvero entrai in cucina, e trovai Sasi seduto su una delle sue sedie spacca-reni a fissare la televisione accesa, pesantemente sprofondato nei suoi pensieri.
«Dimmi che lo avete fatto» mi disse, riemergendo da chissà dove.
«No…»
«Ma dai, Benedetta, ancora con questa presunzione paranoica che è troppo ignorante?»
«Eh sì, anche…»
«Che palle che sei. Non ricordi Schopenhauer…eppure me lo hai prestato tu…"Quando una donna afferma di essere innamorata di un uomo per le sue qualità intellettive, fa un’affermazione vana e ridicola oppure si tratta dell’esaltazione di un essere degenerato": quindi smetti di cercare in lui quello che non c’è e goditi il resto»
«Ma lo sai che non sono così, non ci riesco…non conosce neanche "A livella", e dico "A livella"… ti rendi conto?
»
«E allora mi spieghi perché esci con lui da un mese?»
«Non lo so…»
«Perché ti piace, e ti piace proprio sessualmente visto che non avete nient’ altro in comune, ma non lo ammetteresti mai a te stessa e gli resisti chissà con quali complicati autoconvincimenti. Un tuo classico, del resto…»
«"Resistiamo alle passioni non perché siamo forti, ma perché esse sono troppo deboli"… le massime di La Rochefocauld invece ce le hai proprio tu in bagno, caro…»
«Sicuramente…ma ammesso che ti chiami qualche passione non sono poi così sicuro che tu la possa sentire e riconoscere, attraverso una colata di cemento armato di razionalità… E poi chi ti ha detto che anche a lui non piacciano solo le tue gambe e stia molto meglio quando esce con quelle ragazze delle sue parti, piene di vitalità e dalla risata facile? Si fanno molte meno domande di te perché hanno tutte le risposte in una semplice logica tramandata di madre in figlia: uomo, denaro, matrimonio. Zero complicazioni intellettuali, zero giri semi-filosofici a vuoto»
«Vai al diavolo!», gli dissi sorridendo, e andai a spogliarmi nella stanza degli ospiti.

Stralci di singletudine

…e quando poi esci di casa dopo un pomeriggio di preparativi, la lasci come se dentro ci avessero buttato una molotov e ti incontri con l’elemento di turno che ti dice “Come stai bene!” devi avere anche la disinvoltura di dire “Trovi? grazie…eppure mi sono preparata in pochissimo, oggi ho avuto una giornataccia!”.
I primi appuntamenti, per l’appunto… che tragedia rimediarne uno! il mercato è asfittico, diciamocelo…
A venti anni li devi beccare in quella mezz’oretta che non stanno giocando alla play-station, a trenta in quella mezz’oretta in cui non stanno litigando con la fidanzata storica perché giocano troppo alla play-station, a quaranta in quella mezz’oretta lontani dalla moglie, a cinquanta dall’amante, a sessanta dal catetere e a settanta in quella mezz’oretta che gli resta…
Insomma donne single basta, calmiamoci, rilassiamoci… perché complicarci così la vita… e poi per chi?
Per questi uomini che vivono con troppi problemi in meno, che fanno una doccia e sono da noi.
Ma se tutto va bene, fanno una doccia (e se tutto va bene, sono da noi).
Perché c’è qualcuno, e dev’ essere lo stesso genio che sostiene che la donna single dev' essere sempre impeccabile, che va dicendo che l’uomo calvo è interessante, che l’uomo con la pancia è rassicurante, che l’uomo con le rughe ha fascino, che all’uomo basta una camicia e un pantalone e via, che l’uomo che sa di uomo è più uomo.
E sì, è un mentecatto errante che spara sciocchezze a destra e a manca e tutti gli danno retta, a quanto pare!
Ebbene, donne, se lo incontriamo picchiamolo, e crocifiggiamolo con i tacchi a spillo, però prima facciamoci spiegare quella dell’uomo che sa di uomo… ma che significa…?
Che se salta una doccia gli facciamo una ola e lo ringraziamo? E magari gli sussurriamo anche in un orecchio “sì, dai, ti prego, non lavarti mai più…sarò la tua scimmia devota che ti spulcerà a vita, e mi ecciterò inalando i tuoi soavi effluvi, sarai il mio aerosol personale che sa di uomo!”.
Insomma donne single, scoviamolo e uccidiamolo questo folle ignoto che ci rovina la vita… però prima accertiamoci che non sia proprio una donna… e magari single!

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