mercoledì 4 febbraio 2015
Sono tornata
... e ad un tratto mi ritrovo
sul dorso del tuo piede. Coi polpastrelli sento la pelle sottile e tesa,
percepisco i tendini, le ossa, le vene, come in un carta geografica a rilievo,
e pian piano mi avvicino alle dita, dalla pelle tenera, più rosa e meno trasparente;
sulle tue dita morbide, che si piegano, ed io le piego per giocare, e tu ti
arrabbi. Alcune sono spavalde, altre timide, altre buffe, e a qualcuna ho anche
dato un nome; sono lievemente differenti,
ma nell’insieme armoniose. La pelle tra le dita è delicata come una membrana, e
i granelli di sabbia, d’estate, la graffiano un po’, di piccoli trattini rossi
coi disegni di microscopiche costellazioni. E sotto i tuoi piedi sono lisci,
sodi e compatti, e sotto al destro c’è un piccolo neo, unica macchiolina in un
candore altrimenti quasi innaturale, di candeggina. A volte quel neo l’ho
baciato, di un bacio leggero speciale che riservo anche alla sottile linea
orizzontale che hai sul naso, perché da sempre, di notte, lo schiacci sul
cuscino, e ti sei fatto venire una ruga. E sempre di notte, mentre dormi, i
tuoi piedi si chiudono impercettibilmente, come petali, e le piante lucide si
corrucciano appena, ma queste sono cose mie, e tu non le devi sapere.
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