domenica 2 maggio 2010

Per te


Bionda e diva,
diva e ingenua,
ingenua e sfacciata.
Taglio indimenticabile di un profilo,
denti piccoli e bianchi,
labbra rosa.

Foulard al collo, bracciale che tintinna:
sei splendida per la sera,
pronta a sfidarla come in una gara.
Innocente vanità
vestita di bianco,
di rosa,
di rosso.
Esplosiva, esagerata,
essenzialmente tu.

“Hai i piedi di un’atleta, Raffaella”,
ti dissi una mattina.
Si chiacchierava seduti sui letti,
tutti in una stanza a condividere il risveglio,
pigri, lenti, lievi, tra briciole e coperte.
Si dicevano cazzate, si giocava;
si decretavano le invenzioni più utili della storia.
Si parlava della notte prima,
di un’ora e più a ridere al buio senza riuscire ad addormentarci.
Del vostro letto che all’improvviso si piegava come un portafoglio,
con voi due dentro.

Raffaella schiena dritta,
Raffaella gambe da svenire nei jeans attillati,
Raffaella ombretto coi brillantini e coda di cavallo quando c’è da stare in pista,
Raffaella sempre allegra, anche se triste,
Raffaella goffa e sexy,
Raffaella “offro io”,
Raffaella “e ja, Mariàààààààààà”,
Raffaella sportiva e “sporting”, direttamente da una copertina di Vogue.

Raffaella “immagina di dare uno schiaffo all’aria” per insegnarmi a girare sui pattini, un pomeriggio d’inverno a casa tua.

Sei questo nella mia memoria.

Questo e un dolore,
questo e la purezza spietata di una delusione,
delusione di caduta dopo una piroetta in aria.
Il sogno di un’ esibizione perfetta
spezzato in un attimo,
sul più bello,
quando devi raccogliere gli applausi e andare avanti.

Vita breve, di farfalla.

Ma non te lo voglio rimandare questo dolore,
anzi, fa’ finta che non ti abbia detto niente.
Tra un po’ mi passa, te lo prometto,
sto già meglio.
Non piango,
sorrido ripensandoti,
e non mi arrabbio con la vita.
Non preoccuparti,
le andrò ancora incontro a schiena dritta e testa alta,
come ci hai insegnato tu.
Sui tuoi passi,
sulle onde morbide disegnate dai tuoi pattini.


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