domenica 1 novembre 2009

Prima media

Osservare il loro modo di camminare, sghembo e scoordinato, i problemi di convivenza in un banco condiviso e le diverse forme che l’attenzione assume sui loro visi. Precisa, periferica, svagata, assente.
Vederli scrivere seri con una penna con un piumotto fucsia, andare in bagno simulando il moonwalk, litigare a mensa. Trovarne uno che, nel baccano, prega prima di mangiare.
Ascoltarli balbettare dolcemente pur avendo studiato tutto e bene; sentirli ammettere sorridendo, con una mano in testa, che non ci hanno capito niente.
Scoprirli mentre cercano di nascondere un foglio prezioso con un fantastico planisfero reinventato per il Risiko del sabato pomeriggio.
Immaginare la tendenza che avranno nel vivere le loro storie d’amore.
L’imprendibile, quella che strapperà tremila cuori, quello che si sistemerà con una e per sempre, quello che nessuna riuscirà mai a capire.

2 commenti:

Rob ha detto...

Il primo giorno della prima media, guardavo la popolazione maschile nel cortile della scuola e mi dicevo: "siamo inguaiati".
Ma poi, a guardarli bene, fanno davvero tenerezza.

P.S. della prima media di mia figlia, ovviamente...

Anonimo ha detto...

E non so, Robbo, questo è un discorso un pò lungo... A undici anni sei inevitabilmente figlio e solo figlio dei tuoi genitori e di ciò che ti circonda... sei lo specchio della famiglia da cui provieni e del momdo a cui appartieni. Nel modo di parlare, negli interessi, nell'abbigliamento... quindi forse la tua osservazione iniziale si catapultava automaticamente sui genitori trenta-quarantenni di quei bambini e sulle cosiddette "agenzie educative".
Loro - in linea di massima - sarebbero pronti a crescere nel "migliore" dei modi.